THE FASHION ISSUE
O di come qualcuno ha letto il Vangelo saltando i capitoli in cui si parla di umiltà e semplicità
Il Vaticano e i suoi cardinali non hanno nulla da invidiare alle celebrità che ieri hanno sfilato per Anna Wintour al museo MET di New York. E a rappresentare l’arte dell’esagerazione, a quanto pare viva e vegeta, è il cardinale Raymond Leo Burke, ovviamente statunitense, che è tutto fuorché la rappresentazione della semplicità cristiana.
Insomma, in questi giorni il mondo ha fatto di tutto per distrarci dall’evento del momento, senza successo. Finalmente siamo arrivati alla vigilia, domani inizierà il conclave.
Istruzioni per domani
Qualche informazione di servizio per capire cosa accadrà a partire da domani. Il primo appuntamento che i cardinali hanno è alla messa Pro Eligendo Pontefice, che si terrà alle 10 nella basilica di San Pietro. Sarà aperta al pubblico, celebrata dal Cardinale Giovanni Battista Re e trasmessa in diretta da Tv2000: ha come obiettivo raccogliere solennemente le intenzioni dei cardinali e dei fedeli, per domandare allo Spirito Santo di illuminare l’elezione del nuovo papa.
Da quel momento in poi i 135 cardinali non si faranno più vedere finché non verrà portata a termine l’elezione. Nel primo pomeriggio si inizia con le votazioni: i cardinali si riuniranno nella Cappella Paolina e in processione faranno il loro ingresso nella Cappella Sistina, già preparata per il loro arrivo, intonando un canto attualissimo. Saranno felici i fan della messa in latino.
Ognuno verrà chiamato a prestare giuramento di segretezza e di obbedienza alle regole stabilite dal conclave: un procedimento facile, come potete immaginare, visto che dovranno alternarsi 135 uomini la cui età media sfiora i 75 anni. Superato anche lo scalino del giuramento, verrà pronunciato l’Extra omens (fuori tutti) e chiunque, ad esclusione dei cardinali, dovrà lasciare la Cappella Sistina.
Si inizia quindi a votare. La prima votazione non è obbligatoria: è molto difficile che, anche se effettuata, possa portare all’elezione di un nuovo pontefice, molto più probabilmente aiuterà i cardinali ad esplorare le preferenze dei propri colleghi e chiarirsi le idee per le votazioni successive.
Verso le 19 ci sarà la prima e unica fumata di domani, bianca o nera. In base al risultato, i cardinali verranno liberati o rispediti a Casa Santa Marta, dove avranno residenza per la durata del conclave. Per domani, non ci possiamo aspettare già un risultato, ma certamente la fumata verrà seguita con delle dirette da parte dei principali canali televisivi, così come avverrà nei giorni successivi in cui sarà più probabile vederne una bianca.
Da giovedì 8 in poi, i cardinali verranno chiamati a votare due volte al mattino e due volte di pomeriggio. Le fumate, quindi, saranno due: una verso le 12 e una verso le 19. Le quattro votazioni, se non porteranno ad alcun risultato, verranno alternate a momenti di raccoglimento e preghiera, letteralmente sperando di farcela.
Quando uno dei cardinali otterrà i 2\3 dei voti, avremo finalmente un papa. La fumata bianca - che di solito è girigina e per questo accompagnata anche dal suono delle campane - ci segnalerà la riuscita scelta. A quel punto molti fedeli correranno verso San Pietro, per poter vedere la prima apparizione pubblica del pontefice che sarà anche il momento in cui tutti (stampa compresa) scopriremo di chi si tratta.
Noi, in ogni caso, arriveremo nella vostra casella di posta verso le 20, tutte le sere. Ricapitoleremo le indiscrezioni della giornata e vi diremo come è andata la fumata.
Il Signore veste Prada
In termini di mondanità, il conclave è il Coachella del clero, il Met Gala del Vaticano o semplicemente l’unico evento in cui la palette cromatica va dal porpora all’oro senza passare per l’orribile arancione. La fede è una cosa seria, ma il guardaroba cardinalizio è una cosa serissima. E mentre qualcuno dibatte sul futuro della dottrina, noi oggi vogliamo sapere solo una cosa: quella cappa magna è vintage o nuova collezione? Perché se è vero che Dio guarda il cuore, noi - più umilmente - guardiamo i paramenti.

Cominciamo con un appunto veloce. Per capire chi comanda basta guardare l’armadio: agli uomini la porpora, alle donne il poliestere. Perché il maschilismo la Chiesa lo prende sul serio: lontane anni luce dall’esuberanza degli uomini di Chiesa, le donne consacrate si muovono in un’estetica post-bellica, fatta di grigio, blu scuro, nero antracite (the category is:“funerale civico sotto la pioggia). Niente orli, niente ruches, niente broccati; solo linee dritte e cappucci da ladro pentito.
Il massimo della concessione stilistica è una croce al collo o una cartellina beige da assistente sociale. Nel frattempo, gli uomini di Dio sfilano in RuPaul’s Vatican Race: porpora, oro, frange, bottoni rivestiti, cappelli a tesa larga, mantelli teatrali e anelli d’oro. Mentre le suore vestono in bianco e nero, i cardinali scoprono il Technicolor. E non lo fanno per vanità — sia chiaro — ma per “rappresentare la gloria divina”. Una gloria molto camp, molto drag e con cuciture a mano. E non è solo una questione di gusto, ma di codice sartoriale liturgico: ogni abito, accessorio o, metro di seta ha un significato preciso (così dicono) tramandato da secoli e interpretato con molto zelo. Mentre le suore combattono il male indossando la stessa veste da almeno cinquant’anni, il patriarcato ecclesiastico ha un guardaroba da paura. Ecco quindi una veloce guida essenziale all’armadio cardinalizio per non farsi trovare impreparati al red carpet:
Tonaca cardinalizia: color porpora, anche se a volte più rosso pomodoro maturo (forse dipende dal sarto, dal Paese e dall’umore del momento). È il capo base, il loro “jeans e maglietta”. Ma di seta. Qualcosa che dice: «Non sono un principe di Windsor, ma nemmeno un seminarista qualunque».
Zucchetto: la calottina rotonda che copre la testa dei cardinali (e del Papa, se bianca) è il vero pezzo cult dell’outfit. Per capire la sua importanza, basta pensare a quando durante le udienze generali, i fedeli allungano il braccio con una papalina nuova nella speranza che il Papa la indossi, anche solo per qualche secondo. Fun fact: pare che tutto sia cominciato con Pio XII, quando, durante un’udienza, gli cadde lo zucchetto e i presenti fecero a gara per accaparrarselo come se fosse il bouquet a un matrimonio. Da quel momento è diventata abitudine portarne una nuova da porgere al pontefice.
Mozzetta: il mantello corto che si porta sopra la tonaca si usa in occasioni più solenni. Ha lo stesso ruolo della giacca elegante sopra la camicia: ti fa sembrare più qualcosa (elegante, potente o - in questo caso - papabile).
Saturno: il cappello più sottovalutato della moda! Ormai raro da vedere, ma diffusissimo nei secoli scorsi. Testa ampia, nastro decorativo e nome planetario. Old School Cardinal Chic.
Cappa Magna: il tripudio! La star! La Beyoncé del guardaroba ecclesiastico! È un mantello lungo anche fino a 6 metri (prima di Pio XII arrivava fino a 12), spesso in velluto o seta pesante. Ad accompagnarlo anche due seminaristi fin troppo accondiscendenti. Papa Francesco l’ha praticamente bandita dalle liturgie ordinarie nel suo tentativo di semplificare i simboli del potere ecclesiastico ma alcuni nostalgici (ciao Burke, ci vediamo tra poco) la rispolverano per eventi speciali o servizi fotografici per Vatican Vogue (che non esiste, ma dovrebbe).
Croce pettorale e anello: gli unici gioielli concessi. Non solo ornamentali ma anche simbolici. L’anello, ad esempio, ha il suo peso (in tutti i sensi).
Scarpe: a quanto pare, sotto tutti quei metri di seta ci sono… scarpe. Spesso nere. Ma non sempre. Papa Benedetto XVI fu notoriamente accusato di avere delle scarpe rosse made in Prada (come biasimarlo?). Il Vaticano smentì. Ma l’effetto fashion era già compiuto. Un look si costruisce dal basso, anche in Vaticano.
È indubbio che ogni capo è pensato per comunicare, per rappresentare, per far parte di una coreografia che parla di potere, sacrificio, bellezza e, talvolta, un tocco di teatro. L'estetica ecclesiastica è sempre stata un'estensione visiva dell’autorità spirituale. Se la parola è dogma, l’abito è dottrina cucita a mano.

La fede è invisibile ma se la accompagni a 6 metri di cappa magna in velluto rosso sangue, diventa memorabile. Vietato abdicare all’opulenza! (Certo, c’è pure chi come il cardinale Zuppi sceglie un look quiet luxury, ma oggi non ci interessa. Vogliamo divertirci con un po’ di sana ostentazione). Il sacro richiede distanza, decoro, splendore. E il linguaggio della moda ecclesiastica, con la sua teatralità barocca, serve proprio a questo: a mettere in scena l’inavvicinabile. L’abito ha marcato anche lo spazio del potere maschile. Chi indossa cosa, quando, davanti a chi. Gli abiti cardinalizi e papali raccontano una storia di trasformazioni controllate, dove ogni riforma estetica è una scelta politica travestita da semplicità.
Papa Francesco, ad esempio, ha “de-accessorizzato” il papato: niente mozzetta rossa, scarpe nere semplici, anello non troppo vistoso. Un gesto che ha fatto discutere, esaltare, infuriare. Perché ogni centimetro di tessuto tolto è un’erosione visiva del potere sacro. Non stupisce quindi che alcuni cardinali tra i più critici verso Francesco siano anche tra i più affezionati agli orpelli liturgici.
La cappa magna non è solo un mantello: è un posizionamento ecclesiale. E a proposito di questo…
Raymond Leo Burke: l’ultima vera diva del Vaticano
Lontano dalle suore in nero e dai sandali francescani, Raymond Leo Burke è meravigliosamente barocco in ogni dettaglio. Classe 1948, nato nel Wisconsin e diretto da Luchino Visconti, è uno dei volti più riconoscibili e polarizzanti della gerarchia vaticana. Strenuo difensore della Messa tridentina, critico feroce del pontificato di Francesco, instancabile oppositore di ogni forma di modernizzazione liturgica e morale, ha costruito intorno a sé una vera estetica del rifiuto: no alla pastorale inclusiva, no all’austerità del guardaroba, no all’abbandono del latino ecclesiastico.
Rispetto al suo amore per la messa tridentina, Burke è l’ambasciatore della liturgia in latino, quella in cui il prete dà le spalle all’assemblea e l’organo a canne è più importante della comprensione. Ha criticato duramente le restrizioni di Papa Francesco sull’uso del rito antico, definendole «severe» e ha messo in dubbio l’autorità del Papa di farlo. Sui diritti LGBTQIA+ le sue posizioni sono note per la loro rigidità: per Burke il matrimonio tra persone dello stesso sesso «è un problema, una bugia sul più fondamentale degli aspetti della nostra natura umana, della nostra sessualità umana, che la vita stessa ha definito. Vi è un solo luogo da cui queste bugie possono venire, ed il suo nome è Satana. È in una situazione diabolica che egli si insinua distruggendo gli individui, le famiglie e persino la nostra nazione».
Nel 2015, rispondendo alla domanda se essere gentili, generosi e dedicati sia sufficiente alle coppie omosessuali e ai divorziati per essere considerate “buone” ha detto: «Certo che no! È come una persona che uccide qualcuno e poi è gentile con gli altri».
Burke è ovviamente anche uno dei volti più amati dal movimento pro-life americano, si è opposto a ogni forma di contraccezione e ha definito la vittoria di Donald Trump del 2016 una vittoria per il movimento pro-vita. Parlando di Trump: mentre Papa Francesco criticava i piani del presidente per costruire un muro al confine sud con il Messico, Burke si schierava dalla parte del repubblicano, affermando che stava «difendendo i valori della Chiesa». Inoltre, nel 2020, mentre ci affidavamo a mascherine, vaccini e protocolli sanitari, Burke diceva di preferire l’aiuto del Rosario contro il Covid-19. Si è dichiarato scettico sull’impiego dei vaccini e ha denunciato l'esistenza di un oscuro movimento intenzionato a impiantare microchip sottopelle ai cittadini per controllarli — «per la loro salute, ma anche per qualunque altro interesse che possiamo immaginare», ha detto con tono apocalittico.
Ad agosto 2021 Burke prende il Covid. Peggio: finisce in terapia intensiva, intubato e lotta per la vita quasi una settimana. Il microchip non c’era, ma il respiratore sì.
Certo, le sue possibilità di diventare Papa sono ridotte al minimo — con l’80% dei cardinali elettori nominati da Francesco, è più facile che il prossimo pontefice usi TikTok piuttosto che una cappa magna. Eppure Burke continua a esercitare una fascinazione irresistibile: per alcuni un custode della verità, per altri (tipo me) un cosplay ecclesiastico di altri tempi.
Un po’ influencer, un po’ inquisitore, Burke è la fashion issue in persona: troppo appariscente per essere ignorato, troppo fuori dal tempo per essere incoronato.
Grazie per aver letto questo numero di Gonne! Un po’ speriamo di rimanere insieme quanto più possibile, un po’ speriamo di scoprire il prossimo Papa molto presto.
Nell’attesa, ci sentiamo domani sera:
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Ciao!
poi ci dicono che ai Pride esageriamo
Perché la cartellina beige dell’assistente sociale ?!?