"La solidarietà è buttarsi a mare se qualcuno sta affogando"
È una frase del cardinale Matteo Zuppi, che ha fatto molte cose riassunte qui sotto
Per arrivare tutti carichi e informati al vicinissimo conclave, inizieremo ad approfondire alcuni cardinali che ambiscono, più o meno attivamente, alla poltrona papale. Oggi iniziamo dal cardinale Matteo Maria Zuppi: comunista, gira solo in bici come il suo nome suggerisce, vorrebbe una Chiesa diversa da quella di oggi. Tra le cose meno impressionanti che ha fatto c’è aver risolto un conflitto quasi trentennale in Mozambico. E poi è della Roma.
Iniziamo
Un ripassino
È vero, nei prossimi giorni approfondiremo le storie e le vite di alcuni cardinali vicini alla possibilità di infilarsi quel bel vestito bianco da Papa. Però, per avere a disposizione una mappa precisa, facciamo un rapido ripassino dei protagonisti, partendo con i peggiori (ops!):
Raymond Burke (USA): conosciuto per il suo amore per le vesti tradizionali (l’unico ad indossare ancora la cappa magna) e per la sua convinzione che il Concilio Vaticano II sia stato un esperimento audace. Ha definito la Chiesa sotto Francesco come «una nave senza timone».
Robert Sarah (Guinea): difensore della messa in salito, vede nella modernità una minaccia alla purezza della fede. Le sue visioni, spesso in contrasto con le esigenze dei giovani cattolici, non sono comunque meno illuminate di quelle di Vannacci.
Gerhard Müller (Germania): ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ovvero l’Inquisizione ma con meno fiamme), ha espresso preoccupazioni riguardo alla direzione della Chiesa sotto Francesco, sottolineando la necessità di chiarezza dottrinale.
Tra i più popolari progressisti, cioè chi sogna una Chiesa con le porte più aperte (più o meno) e chi conosce cosa è un TikTok (credo), vale la pena citare:
Luis Antonio Tangle (Filippine): amato dai social, ha guidato Caritas Internationalis ed è noto per il suo carisma e il desiderio di una Chiesa più vicina alla gente. Ma è troppo famoso per diventare Papa, secondo la logica inversa del Conclave.
Matteo Zuppi (Italia): ex prete di strada, oggi arcivescovo di Bologna e presidente della CEI. Ha sempre sottolineato l’importanza di una Chiesa inclusiva e attenta alle sfide sociali. È praticamente un “don Gino” che ce l’ha fatta.
Blase Cupich (USA): arcivescovo di Chicago, è considerato un moderato progressista.
Michael Czerny (Canada): gesuita come Francesco, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e canadese come tutte le persone gentili. È noto per il suo impegno a favore dei migranti e dell'ecologia integrale.
Don Matteo è di sinistra
Il cardinale Matteo Maria Zuppi è nato l’11 ottobre 1955 a Roma, cosa di cui non fa mistero nelle sue interviste: da vero lupetto, sottolinea le sue origini capitoline più o meno con la frequenza di Francesco Totti.
Tra le cose più divertenti che lo riguardano c’è l’essere nipote di Carlo Confalonieri, anch’esso cardinale, segretario personale di Papa Pio XI, nonché partecipante attivo del Concilio Vaticano II: è tra i responsabili delle riforme più progressiste di quel momento lì, considerato un trasformatore della Chiesa. Su questa stessa scia, lo vedremo, si è formato il nipote.
Nel 1973, Matteo (perdonatemi, gli darò del tu come si fa col proprio candidato Papa preferito) entra in contatto con la Comunità di Sant’Egidio, iniziando a collaborare prevalentemente con le persone migranti e con gli anziani. Entra in seminario a Palestrina, nel Lazio, durante il quale si laurea in teologia e in lettere e filosofia. Viene ordinato presbitero (cioè diventa sacerdote) il 9 maggio del 1981, sempre a Palestrina.
Il suo primo compito da novello sacerdote è quello di vicario parrocchiale, comunemente detto vice-parroco, nella basilica di Santa Maria di Trastevere a Roma. Qui rimarrà per 19 anni, a pochissimi passi dalla sede principale della Comunità di Sant’Egidio. Vedi la vita quando si diverte con questi simpatici simbolismi!
Nel 1995 ricopre un primo ruolo di rilevanza nella diocesi di Roma: diventa membro del consiglio presbiteriale, una sorta di senato che lavora attorno al vescovo, aiutandolo a prendere le decisioni che gli competono. Nel 1990, dopo solo 9 anni di ordinazione sacerdotale, ricopre il ruolo di mediatore nelle trattative tra il governo mozambicano e il partito di Resistenza Nazionale Mozambicana, artefici di una guerra civile che andava avanti dal 1975.
Questo, forse, verrà in futuro ritenuto il primo miracolo del cardinale Zuppi: dopo 27 mesi di colloqui e tavoli di lavoro, il 4 ottobre 1992, vengono firmati degli accordi di pace a Roma, che misero fine alla guerra in Mozambico. In quest’impresa Zuppi ha collaborato con Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione durante il governo Monti: sia lui che Zuppi, oggi, sono cittadini onorari del Mozambico.
Nel 2000, grazie anche a questi sforzi, diventa assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio, diventando anche parrocco di Santa Maria di Trastevere. Da questo momento in poi si succedono una serie di piccole e grandi nomine. Nel 2005 il cardinale vicario Camillo Ruini lo nomina prefetto della III prefettura di Roma: le parrocchie di Roma si organizzano territorialmente e Matteo diventa responsabile delle parrocchie del Rione Trastevere e dintorni. Nel 2006 Papa Benedetto XVI lo nomina cappellano di Sua Santità, un titolo onorifico concesso ai sacerdoti più meritevoli.
Dopo 29 anni a fare il trasteverino, Zuppi viene mandato a fare il parroco nella chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo, a Torre Angela, nella periferia di Roma. Nel 2011 diventa prefetto, quindi, di quella zona, la XVII.
Sempre papa Benedetto XVI, che doveva intravedere in lui delle cose speciali, lo nomina vescovo ausiliare di Roma per il settore centro e vescovo titolare di Villanova. Nel 2015 papa Francesco lo nomina arcivescovo di Bologna, consegnandolo finalmente ad un territorio che rispetta la sua fede politica.
L’anno successivo presiederà la Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, l’organo regionale che riunisce i vescovi per lavorare su temi comuni e coordinare l’azione della Chiesa. Cosa fanno, di questi tempi e visti i risultati, queste Conferenze? Ce lo chiediamo tutti. Si è poi occupato di giovani nel Sinodo dei vescovi, è stato membro del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e membro dell’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede.
Il 1 settembre 2019, durante un Angelus, Papa Francesco ha annunciato la creazione a cardinale di Zuppi, avvenuta il successivo 5 ottobre, con titolo cardinalizio di Sant’Egidio in Trastevere.
Papa Francesco ha amato molto il cardinale Zuppi, dandogli molte responsabilità politiche: il 20 maggio 2023 lo ha incaricato di guidare la missione diplomatica della Santa Sede in Ucraina, con l’obiettivo di allentare il conflitto “promuovendo gesti d’umanità”. È per questo che il Presidente ucraino Zelensky, dopo aver preso parte ai funerali del Papa, ha pubblicato questa foto:
Nel 2018 Zuppi ha curato la prefazione di “Un ponte da costruire”, un libro che tenta di tracciare il percorso possibile tra la Chiesa e la comunità LGBT+: qui ha scritto che si augura un futuro in cui i cattolici LGBT+ si sentano più a casa nella Chiesa, domandando a questa una “nuova attitudine pastorale”. Sempre in questa direzione, è stato uno dei principali promotori della dichiarazione Fiducia supplicans, che invita i parroci alla benedizione della coppie omosessuali, sostenendo che “nella Chiesa ci devono stare tutti”.
Recentemente, ha anche detto che Michela Murgia ha aperto per lui una serie di prospettive sull’accoglienza delle persone LGBT+: “E poi, bisogna capire cosa significa 'queer' a mio parere. A me lo spiegò una persona il cui nome era Michela ed il cognome era Murgia. Mi raccontava dei figli che aveva, con cui non aveva un legame di sangue. Si sposò con un uomo perché gli voleva bene e perché potesse continuare ad aver quel legame con questi figli. Credo che questo dovremmo impararlo tutti, che può esistere un legame senza che necessariamente ci sia un risvolto giuridico. Il punto è volersi bene”.
Zuppi è noto anche per il suo impegno rispetto alle persone migranti e le comunità migranti, che è anche un po’ la radice della sua vocazione nella Comunità di Sant’Egidio. Su questo, ha detto che lo ius scholae sarebbe lo strumento perfetto per garantire una corretta integrazione.
Ha evidenziato più volte le “inaccettabili” differenze di classe, definendole una questione morale e spirituale. Ha definito inammissibili le disparità di genere, sopratutto in ambito lavorativo e salariale. Ha spesso criticato i nazionalismi, dicendo che sono “in contraddizione con il Vangelo”.
Il cardinale Zuppi, quindi, è considerato giustamente progressista. Lo sarebbe anche fuori dalla Chiesa, lo è ancor più dentro dalla Chiesa.
Su di lui e sul suo lavoro è stato anche fatto un documentario, si chiama “Il Vangelo secondo Matteo Z. Professione vescovo”. E poi lui ha scritto diversi libri, tra cui: “Odierai il prossimo tuo. Perché abbiamo dimenticato la fraternità”, ma anche “Non arrendiamoci” con Walter Veltroni. E tutti i suoi libri, per qualche ragione, costano 9 euro e 99 cent.
Io l’ho sentito parlare per la prima volta qui, lo scorso agosto. Era una messa a cui non volevo andare ma poi sono andata: ecco un altro simpatico simbolismo della vita.
Conclavese per principianti
Ogni riga che scriviamo ci costringe ad una ricerca Google: non c’è nulla di meno intuitivo del linguaggio ecclesiastico. Iniziamo allora con una serie di lezioni per arrivare pronti al conclave. Fuori il calamaio!
Camerlengo: Il “reggente” della Chiesa quando il Papa muore o - come insegna la contemporaneità - si dimette. È una sorta di amministratore condominiale del Vaticano in tempi di crisi. Si occupa di sigillare gli appartamenti papali, verificare ufficialmente la morte del Pontefice e indire il Conclave. Non comanda la Chiesa, ma gestisce le bollette e il calendario finché c’è solo lui. Insomma, è il Mario Draghi della sede vacante.
Cardinale elettore: È un cardinale che ha meno di 80 anni e quindi può partecipare al Conclave. Nel 2025 sono circa 135. Come dicevamo ieri, non è vero che votano in base alle posizioni politiche — più spesso lo fanno per strategia, influenza, o perché uno gli ha offerto un buon caffè a Santa Marta.
Extra Omnes: Latinorum d’annata che significa “tutti fuori”. È la frase con cui il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie caccia tutti dalla Cappella Sistina e chiude le porte. Inizia così il Conclave vero e proprio. Un po’ “Grande Fratello”, un po’ “Eyes Wide Shut”. L’effetto scenico è assicurato.
Scrutinio: Il processo di voto papale, fatto con biglietti scritti a mano, piegati con cura e infilati in un’urna, tipo quando si scegliere il rappresentante di classe. Si vota fino a quattro volte al giorno e YouTrend non è ancora stato in grado di fare un exit pool.
Grazie per aver letto il primo numero di Gonne! Un po’ speriamo di rimanere insieme quanto più possibile, un po’ speriamo di scoprire il prossimo Papa molto presto.
Nell’attesa, ci sentiamo domani sera:
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