Io li odio i nazisti dell'Illinois
Che è quello che speriamo pensi il nuovo Papa, Leone XIV from Chicago
Tutte le cose belle finiscono. E anche per questa newsletter stanno scorrendo i titoli di coda. Prima di lasciarvi allo spiegone finale, permetteteci di ringraziarvi. Quando abbiamo pensato a Gonne (come quasi-tutti i progetti di Generazione) la voglia di divertirci superava di gran lunga qualsiasi analisi di marketing. Non abbiamo pensato per più di 5 minuti a come sarebbe potuta andare, ci saremmo accontentati volentieri di 6 iscritti (noi 3 e le nostre mamme).
Nonostante questo, la risposta che abbiamo ricevuto è stata inaspettata e davvero sorprendente. Non solo, a quanto pare, vi interessa sapere delle sorti della Chiesa - che evidentemente rinnova il suo ruolo di leadership nel mondo al di là di qualsiasi considerazione - ma vi siete anche fidati che noi potessimo accompagnarvi verso la comprensione di questo passaggio storico. Vi ringraziamo.
Generazione è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma da diversi anni, siamo un vero-vero giornale, anche se digitale e con una redazione giovane. Non riceviamo finanziamenti pubblici, non abbiamo editori, siamo sparsi per l’Italia e ci sentiamo molto più spesso di quanto ci vediamo. I nostri progetti editoriali proseguono molto oltre questa piccola parentesi: speriamo di potervi aiutare a capire anche altre cose, in giro per il mondo, in un momento così critico.
Quindi grazie! È stato bello.

Iniziamo
Una piccola cosa, prima di iniziare
Oltre a Gonne, ci sono altre due newsletter all’attivo. Una si chiama Occhiaie, si legge qui. Esce tutte le domeniche mattina alle 9, con il proposito di ricapitolare la settimana appena conclusa e capire cosa è successo, mentre vi riprendete dall’hangover della sera prima. È a cura della redazione: ogni settimana un autore diverso, in base alle sue competenze, cura la stesura del pezzo principale della newsletter.
La seconda è Quarantasette. La scrivo io, che sono la vicedirettrice di Generazione. Arriva ogni mercoledì alle 8, prova a raccontare gli Stati Uniti con questo nuovo presidente, il numero 47. Sarà ancor più interessante farlo da ora in poi, con un Papa eletto per domarlo.
E poi siamo su Instagram, dove raccontiamo il mondo ogni giorno - più volte al giorno. E sul nostro sito, dove escono gli approfondimenti più lunghi, che richiedono spazio.
Ci vediamo in giro!
Iniziamo dal red carpet
A Leone XIV è servita più di un’ora per affacciarsi dal balcone della basilica di San Pietro. Ci piace pensare che fosse più impegnato con l’orlo della veste che a piangere. Introdotto dal cardinale Dominique Mamberti si è affacciato sulla piazza alle ore 19:27.
Diciamolo subito: se ci aspettavamo un clone di Francesco con croce d’argento e abiti minimal da showroom monastico scandinavo, ci sbagliavamo. Leone XIV ha scelto un look tradizionale con T maiuscola: mozzetta rossa, rocchetto di pizzo, stola d’oro. Un’estetica che guarda chiaramente a Benedetto XVI (uno dei papi più glamour) e anche a Giovanni Paolo II. Mentre Francesco nel 2013 era apparso sobrio come un professore di filosofia in pensione – tutto bianco, niente orpelli, croce d’argento - Leone XIV ha preferito dare un messaggio diverso. Più istituzionale, più solenne, più standard. Ed ecco il paradosso fashion-teologico: Leone XIV sembra essersi preoccupato dell’outfit molto meno del suo predecessore che - col suo less is more - aveva fatto dello stile un manifesto. Il minimalismo richiede molto impegno.
Gli abiti parlano e questa pare essere un primo segnale di discontinuità visiva (e forse simbolica) con Francesco. Là dove Bergoglio aveva smantellato il guardaroba papale come Marie Kondo, Leone XIV sembra volerlo rispolverare pezzo per pezzo. Non per vanità (si spera), ma per restituire forse un certo senso di maestosità al ruolo, in un momento in cui il mondo è instabile e la Chiesa cerca equilibrio. O magari, semplicemente, perché il broccato dorato dona sempre.
Oggi, durante la messa nella Cappella Sistina, ha usato la croce pastorale dorata fatta realizzare da Ratzinger. Ma attenzione: non è detto che dietro i paramenti ricamati non si nasconda un’anima sobria. Il rischio di giudicare dal vestito è dietro l’angolo: ricordiamoci che anche Steve Jobs girava in dolcevita nero, eppure non era esattamente un mistico medievale.
La comunicazione visiva di Francesco era tutta studiata per parlare al mondo fuori dalla Curia: era il Papa che scendeva dal SUV per salire sulla Panda, quello che si faceva portare lo zainetto in spalla e si sfilava l’anello per evitare baci scenici. Leone XIV, invece, si è presentato con la divisa d’ordinanza.
Eppure, in tutto questo classicismo, plot twist!, al polso sinistro spunta un orologio: sobrio, pratico, squisitamente tecnico. Tipo: «sono il Papa ma arrivo comunque puntale alla messa delle 19».
Un piccolo ma significativo segnale che, sotto i paramenti tradizionali, Leone XIV potrebbe nascondere uno spirito più contemporaneo. D’altronde, anche Francesco portava uno Swatch nero con la stessa nonchalance. Per quanto ne sappiamo, fin’ora Leone XIV ha comunicato meno con il minimalismo e più con il protocollo.
(Questo pezzo è a cura di Samuele Vona, che ha scritto le cose più divertenti che avete letto in questa newsletter. Potete continuare a divertirvi qui)
In missione per conto di Dio
Robert Francis Prevost, il nostro nuovo Papa, è nato il 14 settembre a Chicago, nell’Illinois - uno Stato squisitamente rivolto a sinistra, con una cultura progressista e molto diverso - per tante ragioni - da qualsiasi altro luogo negli Stati Uniti. È del segno della vergine, come le persone migliori passate sulla terra: Beyoncé, Freddie Mercury, Sant’Agostino, Leonard Cohen e il Commissario Montalbano.
È figlio di persone migranti: suo padre ha origini francesi ed italiane, sua madre spagnole. Ha due fratelli che la stampa statunitense è già riuscita a rintracciare e tormentare, Louis Martin e John Joseph.
Negli anni del liceo ha studiato nel seminario minore dei padri agostiniani, con una vocazione che lo ha raggiunto da giovane. Nel 1977 si è laureato in scienze matematiche, ottenendo anche un diploma in filosofia poco dopo, alla Villanova University di Filadelfia. Presentato così potrebbe essere il maschio più insopportabile mai concepito: speriamo ci smentisca presto.
Conclusi gli studi entra come novizio nell’Ordine di Sant’Agostino, nella città di Saint Louis, in Missouri. I voti religiosi - e quindi la sua promessa solenne nei confronti degli agostiniani - arriva il 29 agosto 1981.
L’ordine a cui aderisce, a soli 26 anni, è incentrato sugli insegnamenti di Sant’Agostino di Ippona, vissuto tra il 354 e il 430 d.C in Algeria. Gli agostiniani credono molto nella vita vissuta in insieme, caratterizzando la loro esistenza per comunità diffuse nel mondo. Sono molto impegnati in opere di carità, soprattutto in ambito educativo e di assistenza ai poveri. L’ordine ha anche una forte dedizione allo studio, in particolare verso le discipline filosofiche - finora, Leone sembra essere precisamente sulla traccia.
Commentando un passo della prima lettera di Giovanni, Sant’Agostino scrisse: “Ama et fac quod vis. Si tacet, tace propter amorem; si clamas, clamet propter amorem; si correxeris, corrige propter amorem; si remittis, remitte propter amorem. Sit radicitus in amore omnis actio tua”. Cioè: “Ama e fa' ciò che vuoi. Se tacisci, tacisci per amore; se gridi, grida per amore; se correggi, correggi per amore; se perdoni, perdona per amore. Sia l'amore radice di ogni azione tua”. Il tema del libero arbitrio, che Sant’Agostino esplorerà poi con “De libero arbitrio” - scritto tra il 388 e il 395 d.C - è molto importante per gli agostiniani, che credono si possa conoscere Dio attraverso l’amore e la sua espressione come guida della vita dei singoli.
Anche l’aspetto missionario è fondamentale: storicamente, gli agostiniani sono stati in più parti del mondo nel tentativo di evangelizzarle e, più recentemente, di portare il loro aiuto e sostengo.

Nel 1982 viene ordinato presbitero a Roma e poco dopo è già ora della sua prima missione: viene mandato in Perù a servire la diocesi di Chulucanas, in particolare nella cattedrale della Sacra Famiglia di Nazareth. Rimarrà qui fino al 1986, prendendosi un paio di anni di pausa a Roma per approfondire gli studi, conseguendo un dottorato in diritto canonico, ottenuto cum laude. Torna in Perù nel 1988 e viene chiamato a fare il priore di comunità e direttore del seminario agostiniano di Trujillo, dove insegnerà diverse discipline.
In quegli anni fonda una nuova comunità parrocchiale, divenendone il primo parroco, la parrocchia di Santa Rita da Cascia. Tra il 1992 e i 1999 invece, verrà mandato alla parrocchia di Nostra Signora di Montserrat.
Torna a Chicago nel 1999, dove viene eletto padre provinciale agostiniano. Nel 2001 è priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, fino al 2013. Un anno dopo, il 3 novembre 2014, Papa Francesco lo nomina amministratore apostolico di Chiclayo, in Perù, dove riceve l’ordinazione episcopale. Nel 2015 diventa vescovo di quella stessa sede, sempre nominato da Francesco.
Ve ne sarete accorti, Papa Leone è molto affezionato al Perù e alla sua vita missionaria lì: ieri, durante il suo discorso di presentazione ai fedeli, ha rotto il protocollo e salutato in spagnolo la diocesi di Chiclayo.
Nel 2020 riceve un’altra nomina da Papa Francesco, che lo sceglie come amministratore apostolico di Callao, dove rimarrà fino al 2021. Il 30 gennaio 2023 viene nominato prefetto del Dicastero dei vescovi, ma anche anche membro dei dicasteri per la dottrina della fede, per le Chiese orientali, per gli istituti della vita consacrata e le società di vita apostolica e altri ancora.
È il 9 luglio 2023, però, la data che cambia la sua vita e lo conduce fino a qui. Al termine dell’Angelus, Papa Francesco annuncia la sua creazione a Cardinale, entrando in pieno possesso del suo titolo il 28 gennaio 2024.
Comprensibilmente, la prima cosa che fedeli e non fedeli hanno provato a capire - dopo l’annuncio del pontefice - è la sua posizione sulle questioni che muovono il mondo in questo momento. Per quanto abbiamo potuto capire finora, la sua posizione non è esattamente interscambiabile con quella di Francesco: non è ugualmente sicuro del futuro delle donne nella Chiesa, non è chiaro se voglia aprirsi (e quanto) nei confronti delle persone lgbt+. Sarà certamente in continuità per quanto riguarda la lotta alla crisi climatica e l’accoglienza delle persone migranti.
Ieri, durante il suo discorso, ha più volte ripetuto la parola pace, dicendo che c’è bisogno che questa sia “disarmata e disarmante”. Non è poco. Non è poco neanche aver ricordato che la Chiesa è di tutti. L’ha detto più volte, tutti: era una parola che non si sentiva da un po’.
Anche la scelta del nome, Leone, fa presagire bene. Il suo diretto predecessore, Leone XIII, è stato il Papa riformatore - decisamente progressista - che per la prima volta fece affacciare la Chiesa verso la realtà che la circondava. Scrisse una famosa enciclica, Rerum novarum, in cui prese posizione in un momento di transazione tecnologica e sociale di fondamentale importanza per il mondo pre-conflitti mondiali. Sollecitò i cristiani a riunirsi in associazioni e corporazioni, a creare comunità di lavoratori e a non allontanare la propria fede dalla politica: è il predecessore teorico di quello che sarà Don Luigi Sturzo.
Resta incerto, per ora, un pezzo del passato di Papa Leone. È un pezzo che Il Post ha raccontato bene qui e che fa sperare che questo perno - sicuramente critico e doloroso - possa diventare il principale del suo pontificato, la lotta che sarà la sua lotta, ancora così frammentariamente trattata nella Chiesa.
E quindi. Noi con le nostre anticipazioni non ci avevamo preso affatto. I profili tracciati dopo la sua presentazione ai fedeli potrebbero rivelarsi imprecisi o incompleti. I pontefici più timidi spesso sono i più agguerriti, e viceversa.
Nell’incertezza, ci resta solo sperare in quella cosa che vorremmo arrivasse presto-presto. L’unica che conta. Che inizia per P e finisce con ACE.
Ci sentiamo presto, dove volete voi
It’s 106 miles to Chicago, we got a full tank of gas, half a pack of cigarettes, it’s dark, and we’re wearing sunglasses.
Grazie per aver letto questo numero di Gonne e per aver scoperto il prossimo Papa con noi. È stato molto bello!
D’ora in poi ci trovi qui:
Occhiaie, la nostra newsletter sui fatti della settimana
Quarantasette, la nostra newsletter sugli Stati Uniti e il casino in cui si sono impantanati
Ciao!
grazie per avere curato questa newsletter, mi sono divertitə moltissimo a leggervi! avevo sperato in una recensione degli outfit leonini dei primi quattro o cinque angelus, ma ci sta di fermarsi qua. grazie! 🙏