Fratelli e sorelle, buonasera!
Ovvero benvenuti a questa newsletter sul conclave e i suoi intrighi
Nella difficoltà di capire come aprire una newsletter sul conclave e sulle storie dei buffi uomini che lo fanno, ci è venuto da citare Papa Francesco, che comunque ci manca e ci fa temere per chi lo succederà.
I cardinali che compongono il conclave, circa 135 (perché circa lo capiremo presto), vengono da tutto il mondo e sono espressione delle culture e dei tempi di popoli diversi con necessità diverse. Parlarne e raccontarli è un modo per tagliuzzare un’idea di mondo non molto diversa da quella che Generazione prova a raccontare ogni giorno.
E quindi benvenuti! Da oggi ci sentiremo ogni giorno, sempre la sera, finché non avremo un nuovo Papa, che potrebbe essere il 12 maggio come tra 33 mesi, come avvenne tra il 1268 e il 1271. Sempre la sera perché di sera, verso le 19, viene espressa dal conclave l’ultima fumata della giornata, che ci farà capire l’esito delle votazioni del giorno.
Iniziamo
Perché una newsletter sul conclave
Secondo l’Annuario Pontificio del 2023, i fedeli che fanno la Chiesa cattolica sono circa 1,378 miliardi, componendo circa il 17,7% della popolazione mondiale. La maggior parte di loro sono in America Latina, il 41% del totale. Con il pontificato di Papa Francesco la Chiesa è cambiata parecchio, così come il ruolo del pontefice, che si è fatto più politico, più vicino alle persone, meno asettico e più moderno.
È soprattutto per questo che oggi il conclave ha assunto lo stesso tono mediatico del Festival di Sanremo: è diventato divertente parlare di cardinali, dei loro riti, delle loro liturgie (letteralmente) e dei segreti che si sussurrano per scegliere il nuovo leader che - verosimilmente - farà da contrappeso o avallerà le scelte di un pezzo di mondo.
Se negli ultimi dieci anni parte della sacralità dei processi elettivi Vaticani è venuta meno grazie a selfie e tweet, oggi ci proponiamo l’obiettivo di rimanere informati e informarvi sugli ultimi trend cardinaleschi, in questa nuova “Settimana Santa”.
Mentre i cardinali si preparano al più lungo ritiro spirituale senza Wi-Fi della storia recente, ci sono già i primi colpi di scena: un cardinale ha accidentalmente svuotato il minibar della Domus Santa Marta credendo fosse gratis.
Gli orientamenti politici del conclave
È molto difficile distribuire i cardinali secondo fazioni politiche conservatrici o progressiste. Anche perché nessuno ha ancora avuto il coraggio di invitarli a Porta a Porta. E forse è meglio così.

Seppur facessimo uno schema, potrebbe rivelarsi irrilevante: nella maggior parte dei casi i cardinali non votano secondo temi secolari come la politica, la popolarità e le idee (come siamo portati a fare nei sistemi politici). Scelgono piuttosto il candidato a seconda dell’apporto specifico che può dare alla Chiesa, vale a dire per il successo con il quale ne garantirà la sopravvivenza. Questa sopravvivenza però, viene articolata principalmente in due diversi modi:
Da coloro che credono che per sopravvivere bisogni preservare gli aspetti dottrinali e l’adesione a valori tradizionali (team ritorno al latino e incenso a volontà)
Da coloro che non giudicano le modalità di adesione, e che si focalizzano sull’accettazione di interpretazioni differenti della dottrina (team “la chiesa accoglie tutti”)
Compreso questo, possiamo soprannominarli “conservatori” e “progressisti”, tenendo a mente che in molti casi queste fazioni non hanno nulla a che vedere con le posizioni dei cardinali su temi quali i matrimoni gay, le politiche sulle persone migranti, o l’economia. Si distribuiscono semplicemente secondo la loro adesione a una chiesa “forte e aperta” o “forte e chiusa” (il concetto di “forte ma gentile” ancora non è stato canonizzato, purtroppo).
Proprio queste sono le due parole chiave discusse in questi giorni in relazione al futuro ruolo del Papa nel mondo: unità e diversità. Chi vuole un papa che difenda il ruolo della chiesa con l’unità dottrinale, e chi ne vuole uno che invece accolga e diversifichi nuovi bacini di fedeli. Serve un Papa in grado di tenere insieme 1.3 miliardi di fan, tra nostalgici della messa tridentina e fedeli che chiedono più aperture e meno anatemi. Una specie di Taylor Swift della teologia, insomma: capace di cambiare stile rimanendo fedele al brand.

Un altro aspetto fondamentale nella scelta è quello della leadership, ovvero chi in questo processo di apertura-chiusura della Chiesa si rivelerà in grado di unire le menti e rafforzare le istituzioni in sé, grazie a capacità comunicative e strategiche.
Saper pronunciare un angelus senza scatenare una crisi internazionale è considerato un plus. Con papa Francesco, le capacità di leadership sono state fortemente manifestate grazie non solo alle sue doti comunicative, ma anche al suo atteggiamento pastorale e focalizzato sulle persone anziché sulle istituzioni in quanto tali. Ha anche rivoluzionato il dress-code papale ma per ora questo è secondario.
Nel panorama ecclesiastico, i conservatori sono i custodi del museo della fede, pronti a ricordarci che il latino non è una lingua morta, al massimo in letargo. Tra loro spiccano quelli rimossi da Papa Francesco negli ultimi anni da alcuni ruoli di potere per le loro posizioni troppo rigide (“non ho perso il lavoro, sono solo stato moderatamente inquisito!”).
Domani, sempre qui, capiremo meglio chi sono i favoriti, come si posizionano e quante chance hanno.
Piccola buffa nota a margine:
Pare che uno dei candidati conservatori stia affrontando un “misterioso” enigma burocratico sulla propria data di nascita. È il cardinale Ouédraogo, protagonista di un giallo anagrafico: per il Vaticano ha un’età, per il Burkina Faso un’altra. C’è chi teme possa diventare Papa e chi semplicemente si chiede se avrà diritto alla pensione ecclesiastica.
Grazie per aver letto il primo numero di Gonne! Un po’ speriamo di rimanere insieme quanto più possibile, un po’ speriamo di scoprire il prossimo Papa molto presto.
Nell’attesa, ci sentiamo domani sera:
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Ciao!